Si allungano i tempi per scovare i “furbetti” e recuperare i finti crediti.
In arrivo uno specifico Decreto sugli accertamenti. Prima di emettere un atto, l’Agenzia dovrà sentire le ragioni del contribuente
Si allungano i tempi per l’accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, relativo all’utilizzo indebito dei crediti del superbonus e degli altri bonus edilizi.
Il termine passa da 5 a 8 anni con l’approvazione del decreto legislativo in materia di accertamento tributario e di concordato preventivo biennale, che è stato approvato il 25 gennaio 2024, dal Consiglio dei Ministri.
La misura si inserisce nel settimo provvedimento di attuazione della legge delega di riforma del sistema fiscale e tributario, il cui testo sarà pubblicato nei prossimi giorni in Gazzetta Ufficiale.
La misura intende contrastare l’utilizzo indebito dei crediti inesistenti e contrastare le frodi relative ai bonus edilizi. Secondo il quadro, aggiornato allo scorso agosto, ammontavano a 7,2 miliardi di euro le cessioni o compensazioni bloccate dalla Guardia di Finanza.
Con il nuovo Decreto Legislativo in materia di accertamento tributario e di concordato preventivo biennale, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, diventa più lungo il tempo a disposizione per l’Agenzia delle Entrate per le attività di accertamento.
La misura riguarda soprattutto l’utilizzo indebito in compensazione di crediti inesistenti, spesso derivanti da frodi relative ai bonus edilizi.
A spiegare la misura inserita nel settimo decreto attuativo della riforma fiscale è stato il Viceministro all’Economia e alle Finanze, Maurizio Leo, nel corso della conferenza stampa del 25 gennaio, tenuta alla fine della riunione dell’Esecutivo.
Il Viceministro Leo, dopo aver riepilogato le tipologie di azioni a disposizione dell’Agenzia delle Entrate nell’ambito delle attività di accertamento ha chiarito quanto segue:
“L’altro atto con il quale l’Amministrazione può far valere la sua pretesa è il cosiddetto atto di recupero. Era importante codificare questo istituto perché, soprattutto negli ultimi tempi, noi abbiamo assistito a tante operazioni poco trasparenti. Pensate a tutto quello che è accaduto sul versante del superbonus, ci sono state tante di quelle irregolarità per cui i crediti d’imposta utilizzati, ancorché si trattasse di crediti inesistenti, sia previsto in aggiunta a tutta la procedura che ho illustrato per quanto riguarda l’accertamento un ampliamento dei termini di controllo.”
Leo ha quindi spiegato i nuovi tempi per l’azione dell’Amministrazione finanziaria: “Quindi dai cinque anni canonici per l’atto di accertamento si è arrivati a 8 anni, proprio per recuperare quelle patologie che oggi abbiamo riscontrato soprattutto nell’utilizzo indebito dei crediti d’imposta.”
L’Agenzia delle Entrate avrà tre ulteriori anni, rispetto ai termini precedentemente in vigore, per procedere alle attività di recupero delle somme. La misura concede più tempo per contrastare le frodi, specialmente quelle relative ai bonus edilizi.
Superbonus: i dati aggiornati sul contrasto alle frodi legate ai bonus edilizi
Alla fine dello scorso mese di agosto le irregolarità relative al superbonus e agli altri bonus edilizi ammontavano a oltre 12 miliardi di euro, come reso noto dalla stessa presidente del Consiglio dei ministri. Le frodi bloccate dalla Guardia di Finanzia ammontavano a 7,2 miliardi di euro, dati già in crescita rispetto a quelli relativi al marzo precedente ed in continuo aumento.
In merito alle frodi, tuttavia, era stata riscontrata una diversa incidenza delle varie agevolazioni edilizie:
- Il superbonus, nel complesso, incideva per circa il 5 per cento. La fetta più grossa delle operazioni irregolari era riferita al bonus facciate, che si attestava a circa il 58 per cento.
- Circa il 23 per cento, una fetta comunque consistente, delle frodi interessavano invece l’ecobonus ordinario.
In linea generale le tre tipologie di frodi maggiormente accertate, come chiarito dall’allora Comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, riguardavano:
- l’assenza di lavori edilizi;
- gli interventi su immobili non riconducibili ai beneficiari delle detrazioni;
- le plurime cessioni a catena dei crediti che hanno coinvolto prestanome o imprese.
Nel complesso la quasi totalità dei sequestri, il 98 per cento, era relativa ad attività precedenti al novembre 2021, ovvero all’adozione del decreto antifrodi.